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AI 03 Mar 25

I lavori che rischiano di scomparire con l'intelligenza artificiale

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Nel panorama lavorativo moderno, l'intelligenza artificiale (AI) rappresenta una forza di trasformazione senza precedenti. Mentre alcune professioni tradizionali rischiano di essere sostituite, questa evoluzione porta con sé anche opportunità straordinarie. Vediamo quali lavori sono maggiormente a rischio e come affrontare questo cambiamento con ottimismo.

I lavori in evoluzione con l'IA

- Lavori ripetitivi e manuali: La produzione industriale, il data entry e altre attività basate su compiti ripetitivi e standardizzati sono in prima linea nel cambiamento. Tuttavia, queste trasformazioni liberano risorse umane per mansioni più creative e strategiche.

- Assistenza clienti: I chatbot e le soluzioni AI stanno prendendo piede nel settore del servizio clienti. Ma questo non significa meno lavoro per gli umani, anzi, la qualità del servizio può migliorare con l'attenzione ai casi complessi e personalizzati.

- Contabilità e finanza: Le piattaforme AI sono in grado di automatizzare la raccolta e l'analisi dei dati finanziari, riducendo la necessità di interventi manuali. I professionisti del settore possono ora dedicarsi a consulenze strategiche e a nuove opportunità di investimento.

Impatto sui lavoratori in Italia

Secondo un report del Censis e Confcooperative, entro il 2035 circa 15 milioni di lavoratori italiani potrebbero subire l'effetto dell'IA, con 6 milioni a rischio di sostituzione e 9 milioni che potrebbero vedere una complementarità nelle loro funzioni lavorative. Le professioni più vulnerabili all'automazione si concentrano maggiormente tra coloro che possiedono un'istruzione superiore, come matematici, contabili e tecnici della gestione finanziaria.

Fasce d'età più colpite

Uno studio recente ha evidenziato che i Millennials (28-43 anni) sono il gruppo più esposto all'automazione, rischiando di perdere il 38% dei posti di lavoro. La Generazione Z (12-27 anni) presenta una vulnerabilità del 25%, mentre la Generazione X (44-59 anni) affronta un rischio moderato del 20%. I Baby Boomers (60-78 anni) si trovano nella posizione più sicura, con solo il 10% delle figure aziendali a rischio di sostituzione.

Livello di istruzione richiesto

Il livello di istruzione gioca un ruolo chiave nel grado di esposizione al cambiamento portato dall'IA. Il 54% dei lavoratori ad alto rischio di sostituzione possiede un diploma superiore, mentre il 33% ha una laurea. Viceversa, tra coloro che integreranno l'IA senza esserne sostituiti, il 59% è laureato. Le lauree più richieste nei prossimi anni saranno quelle in economia, giurisprudenza, medicina e ingegneria.

Generazione di nuovi posti di lavoro

Mentre l'IA sostituirà alcune professioni, ne creerà di nuove. Si stima che entro il 2035 potrebbero essere generati oltre 3 milioni di nuovi posti di lavoro in settori emergenti come la robotica, la programmazione, la gestione dei dati e la cybersicurezza. Inoltre, la domanda di esperti in AI, sviluppatori di software e analisti di dati continuerà a crescere, offrendo opportunità significative per coloro che si formano in queste aree.

Previsioni per il futuro

Entro il 2035, si stima che il PIL nazionale potrebbe crescere dell'1,8%, pari a circa 38 miliardi di euro, grazie all'integrazione dell'IA. Tuttavia, questa crescita non sarà priva di costi sociali: ben 6 milioni di lavoratori rischiano di essere sostituiti da sistemi automatizzati, mentre altri 9 milioni potrebbero vedere le proprie mansioni integrate con tecnologie basate sull'intelligenza artificiale. La chiave per affrontare con successo questi cambiamenti sta nell'adattabilità e nella formazione continua.

Conclusioni

L'intelligenza artificiale non è solo una minaccia per i lavori esistenti, ma anche un'opportunità per reinventarsi e prosperare in un mondo in continua evoluzione. Adottare un approccio positivo e proattivo ci permetterà di cavalcare l'onda del progresso e di costruire un futuro lavorativo più sostenibile e gratificante.

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